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Note da un piccolo paese di collina

Responsabili del progetto: Amina Fiallo, Anna Martini
Team: Amina Fiallo, Alessio Giuricin, Anna Martini, Michela Marcucci

Il Museo d’Arte Sacra “San Giacomo” di Lu Monferrato (AL) conserva una ricca collezione di beni – piccoli e grandi tesori che testimoniano la ricca attività di una piccola comunità che nel Settecento toccò il proprio apice culturale. È ben noto infatti che nel 1748 i canonici di Lu ottennero il privilegio, da papa Benedetto XIV, di indossare la cappa magna e il rocchetto, tratti distintivi dell’abbigliamento dei più alti ranghi ecclesiastici. Questo evento di portata eccezionale fu immortalato da Pietro Francesco Guala (1698-1757), la cui tela è oggi conservata a Lu, all’interno del museo. L’opera è ormai celebre: lo storico Carlo Ginzburg la definì il “più bel ritratto di gruppo del Settecento italiano”. Meno nota è invece la produzione musicale dei canonici ritratti, i quali sentirono il bisogno, già dalla fine del Seicento, di dotare le proprie parrocchie o confraternite di un repertorio liturgico proprio. Queste musiche, raccolte in codici cartacei manoscritti, sono state conservate grazie alla cura e al prezioso lavoro di Leone Rota – presidente dell’Associazione Culturale San Giacomo – e sono oggi al centro di un progetto di studio e valorizzazione.

Pietro Francesco Guala, I canonici di Lu, olio su tela (1748)

I manoscritti (circa una ventina) contengono composizioni eterogenee, come il canto piano e la polifonia semplice, copiate o composte dai canonici, ad uso delle istituzioni religiose a cui erano preposti. Ma la particolarità di questi libri di musica, che li distingue da altri manoscritti dello stesso tipo, è la presenza di annotazioni poste alla fine dei brani, che chiariscono l’occasione della composizione o riportano aneddoti legati alla vita quotidiana del paese. Gli autori non si firmano quasi mai: usano piuttosto “nascondere” il proprio nome con lettere greche o ebraiche, e addirittura tramite alfabeti criptati. Se fosse per diletto o per altre ragioni è un quesito a cui manca ancora una risposta definitiva, ma dall’uso di queste strategie enigmatiche traspare comunque un dato: l’erudizione dei canonici, che sicuramente si divertivano a ostentare le proprie conoscenza quantomeno alla ristretta cerchia di chi poteva coglierla. Ma se il contenuto delle annotazioni rimaneva confinato in una sfera “privata”, la musica risuonava probabilmente per tutta la comunità, almeno a giudicare dalle pesanti tracce d’uso recate da questi manoscritti.

[Antonio Francesco Colli], [Liber] Pro collegiata de Lù, p. 49

Il primo studioso a dare notizia dell’esistenza di questi materiali è stato Stefano Baldi, nella sua ricognizione dei fondi musicali della provincia di Alessandria (2014), ma è solo di recente che queste fonti sono state fatte oggetto di un progetto mirato, condotto dai membri di ITER Research Ensemble. ITER è un collettivo di giovani musicologi formatisi presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia (sede di Cremona): questo gruppo vocale e di ricerca ha infatti eseguito nel 2023 alcuni dei brani luesi all’interno di due convegni internazionali, ovvero Musicology in Progress e il Seventh Symposium of the ICTMD Study Group on Multipart Music. In quest’ultimo evento in particolare, il repertorio dei canonici di Lu era parte integrante di un complesso quadro analitico, che comprendeva e metteva a paragone repertori di epoche e luoghi lontani ma tra loro simili, con l’obiettivo di far conoscere come questi manoscritti non fossero meri contenitori di musica, ma importanti testimonianze di forti interazioni sociali e comunitarie. Le musiche di Lu sono poi state nuovamente eseguite all’interno della straordinaria cornice della Basilica Palatina di Santa Barbara a Mantova il 27 aprile 2024, all’interno della rassegna “Cori in viaggio”, in uno spettacolo ideato da ITER in cui il pubblico viene coinvolto in un viaggio sonoro in cui si alternano musica dal vivo e narrazione acusmatica, in una sorta di live podcast.


Inoltre, partendo dalle ricerche di Stefano Baldi, ITER Research Ensemble sta lavorando alla realizzazione di un archivio digitale che conservi in digitale queste fonti, e che consenta di renderlo accessibile a un ampio pubblico. È inoltre in cantiere un progetto volto a rendere fruibili i documenti originali. Proprio all’interno del Museo “San Giacomo” verranno infatti esposti alcuni dei codici musicali, all’interno di una teca collocata accanto al dipinto del Guala: ciò permetterà ai visitatori di arricchire la loro esperienza di visita e comprendere un aspetto finora inedito della vita culturale del paese. Sarà infine possibile riascoltare le musiche e le parole dei canonici, grazie ad una installazione sonora permanente all’interno della sala, a cura di ITER Research Ensemble, che garantirà una nuova modalità di fruizione, “amplificata” e “densa”, di questo patrimonio. Non solo i visitatori, dunque, ma la stessa comunità luese potrà dunque godere nuovamente di un bene culturale del loro passato che vedrà nuovamente la luce.

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Introduzione al repertorio dei canonici di Lu Monferrato di Giovanni Cestino